Legamento sfenomandibolare
Quando si sente nominare il legamento sfenomandibolare si fa riferimento a un legamento che deriva dalla spina angolare dello sfenoide e da quella che viene definita come fessura petrotimpanica. Il legamento sfenomandibolare scorre poi verso il basso e verso l’esterno così da inserirsi sulla lingula della mandibola. Il legamento sfenomandibolare è in contatto di lato con un muscolo detto pterigoideo laterale e anche con il nervo auricolo-temporale e con l’arteria mascella oltre che con il nervo alveolare inferiore e con i vasi che corrono inferiormente per entrare nel forame mandibolare. Infine è in contatto medialmente al muscolo pterigoideo mediale con la corda timpani e la parete faringea. Questo legamento sfenomandibolare è passivo quando la mascella si muove e mantiene lo stesso grado tensivo in apertura e chiusura. Cercheremo ora di capire qualcosa in più anche sulla funzione legamento sfenomandibolare.
Legamento sfenomandibolare: anatomia
Il legamento sfenomandibolare possiamo anche definirlo come un tratto inspessito sulla fascia cervicale profonda che si estende dall’apice al bordo posteriore dell’angolo della mandibola. Sempre parlando di articolazione temporo-mandibolare il legamento stilomandibolare invece assume una conformazione stretta e allungata e si estende dal processo stiloideo dell’osso temporale fino ad arrivare al margine posteriore della mandibola. Questo legamento, perciò, da come possiamo intuire, tende ad estendersi in avanti come una sorta di grande strato fasciale che ricopre l'intera superficie interna del muscolo, detto pterigoideo mediale. Inoltre il bordo anteriore del legamento è inspessito e ben definito e risulta essere rilassato quando i mascellari sono chiusi. Non solo, il legamento sfenomandibolare si allenta anche quando la bocca è aperta poiché l’angolo della mandibola oscilla avanti e indietro e il condilo scorre verso il basso o in avanti. Riassumendo possiamo dunque dire che l’ATM include il legamento collaterale laterale e mediale, il lagamento laterale o temporo-mandibolare, il legamento malleolare anteriore, il legamento disco malleolare o legamento di Pinto, il legamento sfenomandibolare, lo stilomandibolare e lo pterigomandibolare.
Legamento sfenomandibolare cartilagine di Meckel
Il legamento sfenomandibolare è quello che possiamo definire come un residuo della cartilagine di Meckel. Ha una lunghezza che tipicamente va dai 30 ai 24 millimetri e, quasi sempre, lo osserviamo inserirsi nella parete mediale della capsula articolare. Abbiamo poi quella che possiamo definire come fessura petrotimpanica che si inserisce nel processo anteriore del martello. Il legamento sfenomandibolare continua verso l’esterno e va a inserirsi sulla lingua. Quella che invece viene chiamata cartilagine di Meckel, o processo cartilagineo mandibolare, rappresenta un primo abbozzo di cartilagine embrionale finalizzato a fornire una direzione per il tessuto osseo che darà forma alla mandibola.
Abbiamo comunque tre diverse tipologie di inserzione del legamento sfenomandibolare al ramo mandibolare. Ad esempio nel tipo I si inserisce sulla lingua mandibolare, nel tipo II raggiunge anche la parte posteriore del ramo mandibolare. Infine nel tipo III questo legamento sfenomandibolare raggiunge il bordo posteriore del ramo mandibolare andando a coprire una zona più vasta sul forame mandibolare. In generale ogni volta che la mandibola si trova in posizione di riposo, il legamento sfenomandibolare risulta essere rilassato. Non si deve considerare il legamento sfenomandibolare quindi come un legamento accessorio dal momento che svolge una funzione importante e rappresenta uno dei supporti passivi primari della nostra mandibola. Possiamo anche dire che il legamento sfenomandibolare sia un fascio di tessuto connettivo molto denso dalla caratteristica forma di Y rovesciata. Il legamento si estende dalla lingua fino poi alla spina angolare dello sfenoide. Dal punto di vista anatomico il legamento sfenomandibolare ha una forma stretta e allungata e viene considerato come uno spessore della fascia cervicale. La sua funzione è di limitare l’eccessiva protrusione della mandibola.
Le patologie dell’ATM
Tale articolazione ha una natura anatomica particolare e viene mossa dalla forza di diversi muscoli. Anche per questo è vittima costante di diverse patologie che potrebbero comprometterne il normale funzionamento. Molte patologie sono spesso legate ad atteggiamenti precoci come la malocclussione che viene spesso determinata o aggravata dall’abitudine di succhiare il dito o il ciuccio. Tra le sindromi più diffuse a carico dell’articolazione ATM abbiamo quelle caratterizzate da dolore all’ATM monolaterale o bilaterale. Tra le cause prevalenti abbiamo l’artrosi dell’articolazione ma anche traumi mandibolari e al collo. In questi casi si ravvisa dolore all’orecchio che si irradia al viso accompagnato da rumori articolari. Sarà necessario analizzare la causa scatenante del dolore e procedere così con terapie mirate. Molti specialisti possono consigliare anche l’uso di terapie al laser o procedere con un bite per favorire il riequilibrio muscolare. Ottimi risultati possono essere conseguiti anche mediante una fisioterapia temporo-mandibolare. Abbiamo poi il bruxismo, una patologia che consiste nello sfregamento incontrollato dei denti con dei piccoli movimenti laterali che possono provocare la comparsa di rumori in bocca. E’ una condizione del tutto incontrollata che può avere conseguenze anche gravi e in questi casi bisognerà proteggere i propri denti utilizzando un bite dentale. In alcuni casi poi si può anche verificare una condizione speciale in cui un condilo perde contatto con l’osso temporale causando una lussazione con dislocazione della mandibola.
Legamento sfenomandibolare: anatomia
Il legamento sfenomandibolare possiamo anche definirlo come un tratto inspessito sulla fascia cervicale profonda che si estende dall’apice al bordo posteriore dell’angolo della mandibola. Sempre parlando di articolazione temporo-mandibolare il legamento stilomandibolare invece assume una conformazione stretta e allungata e si estende dal processo stiloideo dell’osso temporale fino ad arrivare al margine posteriore della mandibola. Questo legamento, perciò, da come possiamo intuire, tende ad estendersi in avanti come una sorta di grande strato fasciale che ricopre l'intera superficie interna del muscolo, detto pterigoideo mediale. Inoltre il bordo anteriore del legamento è inspessito e ben definito e risulta essere rilassato quando i mascellari sono chiusi. Non solo, il legamento sfenomandibolare si allenta anche quando la bocca è aperta poiché l’angolo della mandibola oscilla avanti e indietro e il condilo scorre verso il basso o in avanti. Riassumendo possiamo dunque dire che l’ATM include il legamento collaterale laterale e mediale, il lagamento laterale o temporo-mandibolare, il legamento malleolare anteriore, il legamento disco malleolare o legamento di Pinto, il legamento sfenomandibolare, lo stilomandibolare e lo pterigomandibolare.
Legamento sfenomandibolare cartilagine di Meckel
Il legamento sfenomandibolare è quello che possiamo definire come un residuo della cartilagine di Meckel. Ha una lunghezza che tipicamente va dai 30 ai 24 millimetri e, quasi sempre, lo osserviamo inserirsi nella parete mediale della capsula articolare. Abbiamo poi quella che possiamo definire come fessura petrotimpanica che si inserisce nel processo anteriore del martello. Il legamento sfenomandibolare continua verso l’esterno e va a inserirsi sulla lingua. Quella che invece viene chiamata cartilagine di Meckel, o processo cartilagineo mandibolare, rappresenta un primo abbozzo di cartilagine embrionale finalizzato a fornire una direzione per il tessuto osseo che darà forma alla mandibola.
Abbiamo comunque tre diverse tipologie di inserzione del legamento sfenomandibolare al ramo mandibolare. Ad esempio nel tipo I si inserisce sulla lingua mandibolare, nel tipo II raggiunge anche la parte posteriore del ramo mandibolare. Infine nel tipo III questo legamento sfenomandibolare raggiunge il bordo posteriore del ramo mandibolare andando a coprire una zona più vasta sul forame mandibolare. In generale ogni volta che la mandibola si trova in posizione di riposo, il legamento sfenomandibolare risulta essere rilassato. Non si deve considerare il legamento sfenomandibolare quindi come un legamento accessorio dal momento che svolge una funzione importante e rappresenta uno dei supporti passivi primari della nostra mandibola. Possiamo anche dire che il legamento sfenomandibolare sia un fascio di tessuto connettivo molto denso dalla caratteristica forma di Y rovesciata. Il legamento si estende dalla lingua fino poi alla spina angolare dello sfenoide. Dal punto di vista anatomico il legamento sfenomandibolare ha una forma stretta e allungata e viene considerato come uno spessore della fascia cervicale. La sua funzione è di limitare l’eccessiva protrusione della mandibola.
Le patologie dell’ATM
Tale articolazione ha una natura anatomica particolare e viene mossa dalla forza di diversi muscoli. Anche per questo è vittima costante di diverse patologie che potrebbero comprometterne il normale funzionamento. Molte patologie sono spesso legate ad atteggiamenti precoci come la malocclussione che viene spesso determinata o aggravata dall’abitudine di succhiare il dito o il ciuccio. Tra le sindromi più diffuse a carico dell’articolazione ATM abbiamo quelle caratterizzate da dolore all’ATM monolaterale o bilaterale. Tra le cause prevalenti abbiamo l’artrosi dell’articolazione ma anche traumi mandibolari e al collo. In questi casi si ravvisa dolore all’orecchio che si irradia al viso accompagnato da rumori articolari. Sarà necessario analizzare la causa scatenante del dolore e procedere così con terapie mirate. Molti specialisti possono consigliare anche l’uso di terapie al laser o procedere con un bite per favorire il riequilibrio muscolare. Ottimi risultati possono essere conseguiti anche mediante una fisioterapia temporo-mandibolare. Abbiamo poi il bruxismo, una patologia che consiste nello sfregamento incontrollato dei denti con dei piccoli movimenti laterali che possono provocare la comparsa di rumori in bocca. E’ una condizione del tutto incontrollata che può avere conseguenze anche gravi e in questi casi bisognerà proteggere i propri denti utilizzando un bite dentale. In alcuni casi poi si può anche verificare una condizione speciale in cui un condilo perde contatto con l’osso temporale causando una lussazione con dislocazione della mandibola.
